mercoledì 19 aprile 2017

«Smarezare»



Smarezare vol dire in itajan sparpagliare, cioè butare in cuà e in là. El se dise, in campagna, anca cuando che se fa scapare in cuà e in là le galine che le taca a raspare indò che se ga somenà. Ma se pol dirlo anca de ogni altra roba che se possa sparpagliare.

ZONTA
’Na poesia dialetale scrita da on omo dele me bande (anzi, de ’na contrà de Legnago) la scumizia cusita:

Bondolòti smarazè
da un supión de ‘na canucia
su un bicére de àcoa e saón
co’ ‘na esistenza che la varia
uno par uno
I bondoloti, come che ghemo dito, i saria le «bolle di sapone». Come che se vede, da mi smarazare se pol dopararlo anca par le robe no solo par i omeni e le bestie. E pò anca el Boerio, ’ntel so «Dizionario del dialetto veneziano», el riporta ala oze smarazzar el significado de «sparpagliare, spargere in qua e in là confusamente».

7 commenti:

  1. Smarazare se ghe dixe de " persone e animali, mai a cose " (Romagnolo), e difàti l è on " creare le condizioni per un generale fuggi-fuggi o scompiglio " de bestie o òmani.
    Però... a ghemo on verbo, nàltri de la canpagna, ke l se doparava pa on operazion bèn precixa c'a se faxea so l formento o l formenton destirà so l selexe parké ke l ciapése mejo el sole: a se ghe pasàva n mèzo col rastrèlo o co i piè a formare come de le righe, dei ranghi e cuelo jèra 'marezare el formento'.
    A me domando se kel vb. s-marezare o s-marazare a vòja dire el contrario de metare n fila, dato c'a se pòe anca dire des-marazare da noiàtri.
    Dògnimodo, Romagnolo el dixe Etim. inc. però el porta cuéa de Turato-Durante ke " la ritengono da 'marazzo' ch'è da 'mare' (utero, tralcio vitale) come se chi è trattato in questo modo fosse allontanato dal luogo sicuro del seno materno "

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    1. Gentile Professoressa,

      io diffido per mia disposizione naturale di chi adopera assoluti; ed è tanto piú sospetto chi, come tal Romagnolo, adopera un «mai» per parlar d’un verbo adoperato ESCLUSIVAMENTE nella lingua parlata, e in una lingua, come già ho avuto modo di ricordarle, non normalizzata.

      Potrei portarle svariati esempi di «smarazare/smarezare» usato in riferimento a cose (ho letto di recente una poesia di un anziano del mio comune che parlava di «bondoloti smarezà», bolle di sapone sparpagliate), ma forse — trattandosi d’un verbo quasi panveneto — è meglio citare il Boerio, che definisce «Smarazzar» sia come «sgominare, sbarattare» (il significato «rustico» di cui discutiamo) sia come «sparpagliare, spargere in qua e in là». Come vede, dunque, la parola si può usare anche per le cose. Per lo meno da me. Ma del resto si tratta di un’estensione di significato alquanto semplice, non trova?

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    2. Potrebbe però, per cortesia, riportare il nome e i riferimenti bibliografici delle opere che cita tra virgolette? Ritengo che i suoi interventi siano sempre molto interessanti, ma senza questi riferimenti si perde sia la possibilità di una verifica sia (soprattutto) l’opportunità di scoprire nuove opere. Grazie. :-)

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  2. Caro Amico,
    'tal Romagnolo' è (sono) Romagnolo Adriano e Romagnolo Goffredo, autori di IL POLESANO Dizionario dei modi di dire del Polesine di Rovigo, Rovigo, 2005 e se alla voce SMARAZARE, p. 668, gli autori affermano che tale verbo non si usa "mai" per le cose, una qualche ragione l'avranno - io credo - per farlo, dato che si sta parlando del polesano, specificatamente.
    In senso figurato, 'smarazare' si può dire anche di " un corteggiatore troppo insistente o un cliente petulante o chiunque dà fastidio ". Anche dei ladri si può dire, o dei parenti, e in questa accezione lo si trova in Giovanni Beggio, VOCABOLARIO POLESANO, Neri Pozza ed., 1995, alla voce SMARAZARE, dove, in effetti, viene riportata anche la forma SMARAZARSE: " liberarsi di q.no o q.sa ", come i parenti, appunto, ma anche " liberarsi di tutto; consumare tutti i propri averi; vendere tutto ".
    In entrambi i dizionari il primo significato rimane quello del 'disperdere, sparpagliare' riferito ad animali e persone, "mai" a cose, se non in senso figurato. E in tal senso - posso confermare - viene ancora usato nel polesano, dove per il significato di 'sparpagliare cose' si usa il verbo 'sparpajàre' o meglio 'spargugnàre'.
    Vorrei aggiungere che - secondo la mia esperienza linguistica - il significato primo del verbo 'smarazare' è proprio 'snidare', 'cacciare dal nido', e pertanto penso che l'etimologia di Turato-Durante, riportata da Romagnolo, possa essere corretta.
    Il mio 'smarazare' deve avere un significato differente dal Suo 'smarezare', caro Amico, non può essere altrimenti.

    P.S. Perdoni l'appellazione generica, ma non conosco la Sua professione.

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    1. Gentile Professoressa,

      «amico» va benissimo. La ringrazio anche per aver fornito i dovuti riferimenti bibliografici. Tengo a precisare altresì che la formalità dei messaggi che Le rivolgo in italiano è dovuta a una Sua precisa richiesta: il «lei» richiede un tono distaccato e formale.

      Per il polesano, non mi esprimo, non essendo io polesano. Tuttavia, mi preme di sottolineare come sia d’uopo precisare sempre che le accezioni che Ella riporta, di cui Ella ha memoria, che Ella correntemente usa sono legate a un uso limitato geograficamente.

      D’altra parte, se il Boerio riporta (nel Settecento!) l’estensione di significato anche alle cose «una ragione l’avrà», cosa dice Lei? E se i miei genitori e parenti conoscono e usano la parola anche per le cose «una ragione l’avranno», cosa dice Lei?

      A Lei l’eventuale replica.

      Distinti saluti

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    2. Errata corrige: il dizionario del Boerio è del 1827-1829 (fonte). Chiedo scusa dell’errore.

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    3. «Per il polesano, non mi esprimo, non essendo io polesano. Tuttavia, mi preme di sottolineare come sia d’uopo precisare sempre che le accezioni che Ella riporta, di cui Ella ha memoria, che Ella correntemente usa sono legate a un uso limitato geograficamente.»

      Preciso: lei giustamente cita adesso dizionari della sua varietà linguistica, ma nei suoi interventi, in generale, mi sembra che tenda a parlare come se volesse alludere a una norma veneta, da cui le mie parole si discostano. La sua frase «Il mio 'smarazare' deve avere un significato differente dal Suo 'smarezare', caro Amico, non può essere altrimenti» sembra proprio indicare questa Sua volontà di non riconoscere come valide le mie parole, o di riconoscerle sí, ma con uno sgradevole tono di sufficienza.


      Se cosí fosse, mi rincrescerebbe notare come i miei appelli a considerare sempre la peculiare natura del veneto (e di tutti i diasistemi non sottoposti a un processo di normalizzazione) cadano sistematicamente nel vuoto. E questo soprattutto a fronte delle prove documentarie che io stesso fornisco a sostegno delle parole che riporto, se non bastasse il mero puntello dell’uso vivo.

      Di nuovo saluti

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