martedì 21 marzo 2017

Tenpo, «diasistemi» e siori i fa cuelo che i vol lori

[Intarvento «serio» metà in tajan e metà in veneto.]

El dialeto veneto l’è, apunto, on dialeto. L’è, insoma, ’na lengoa senza exercito e marina, par doparare le parole de Weinreich.

Ma proprio perché esso non ha i crismi dell’ufficialità, non è adoperato nei documenti ufficiali né viene insegnato a scuola in una sua versione normalizzata, non può essere ridotto a una serie di precetti e norme.

Per di piú, nel nostro caso non parliamo propriamente di una lingua, nel senso di un idioma che abbia tratti omogenei derivanti dall’opera di standardizzazione dei grammatici, bensí di un diasistema:
Coniato da Weinreich, diasistema è, al tempo stesso, un termine, un metodo di descrizione dialettale ed una soluzione teorica che consente lo studio degli elementi parzialmente differenziati in sistemi linguistici parzialmente simili, salvaguardando il principio basilare dello strutturalismo, che è quello della pertinenza [individuazione di tratti distintivi, NdR]. Alla base del procedimento diasistematico vi è la considerazione degli elementi parzialmente differenziati come di specie di varianti combinatorie, nelle quali però il fattore che provoca la variazione è non già il contesto ma lo spazio geografico. [Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, a cura di Gian Luigi Beccaria, Torino: «Einaudi», 2004, p. 233, s.v. «Diasistema»]
La coestion l’è senpre cuela che Luigi Meneghello el ga descrito ’ntel so Libera nos a Malo: l’assenza di una norma fa sí che limiti fisici (un fiume, una collina) e limiti «tecnologici» (mezzi di comunicazione e di trasporto limitatissimi) frantumino la lingua in mille cocci diversi. E no l’è mia solo cuelo. L’anarchia, la mancanza dunque di un principio (ἀρχή, «archè») ordinatore, permette a ciascun parlante di esercitare un (limitato) potere d’invenzione, che può rimanere al livello d’idioletto oppure può assurgere al rango di variante locale.

Eco, mi credo che marín el sipia on bel’exenpio de ’sta ’narchia dela lengoa senza le cadene dela norma. Se capemo ben tra de noantri, ma ghemo ’ste difarenze picinine che le vien da smisioti, analogie, straintendimenti.

La maravéjia davanti a ’sto fato l’è on straintendimento anca ela, o ’na desmenteganza dela vitalità dela lengoa, soratuto de ’na lengoa che no la ga da ciaparse le scurià dela norma, come che sucede col’itajan.

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